Dom. Dic 22nd, 2024

L’edizione 2012 di Vulcania si è aperta a Napoli presso i saloni della Camera di Commercio di Napoli che, insieme con la sua azienda speciale Agripromos, ha promosso l’evento anche quest’anno. Un appuntamento aperto ad operatori della stampa nazionale esperti di enologia e del mondo della ristorazione, per fare il punto sulle caratteristiche comuni dei tanti vini bianchi italiani di origine vulcanica.

Non di prammatica i  saluti dei “padroni di casa” Maurizio Maddaloni e Pasquale Russo, quest’ ultimo presidente di Agripromos, che hanno rimarcato l’impegno del sistema camerale nel supporto alle produzioni vitivinicole di qualità e alle politiche di salvaguardia dei territori vocati.

La tavola rotonda sui vini dei vulcani, moderata da Antonio Paolini,  è stato un viaggio affascinante sulle vicende storiche e geomorfologiche dei suoli di territori come quello dei Campi Flegrei, il Vesuviano, delle isole e, fuori la Campania, della Lessinia( suoli vulcanici seppur con vulcani estinti da 50 milioni di anni), dei terroir del Soave e dell’ Etna.

Dottissima la vera e propria Lectio Magistralis del prof Attilio Scienza, ordinario di Viticultura all’ Università di Milano, su “Il Mito dei Vini dei territori vulcanici”, un excursus sul concetto di vulcano per le antiche civiltà, come quella sumerica, per  la quale il vulcano costituiva la torre di Dio, ove tutto aveva inizio, fino alla profonda descrizione degli elementi del Mito in Campania, dove il vino si fa da 2000 anni, e sul quale la mistica dionisiaca ha creato numerosissime elaborazioni. Non meno interessante la storia della Lessinia, tra Verona e Vincenza, uno dei terreni più ricchi di fossili, in modo particolare nella Pesciara di Bocca. Curioso, inoltre, scoprire che i territori del Soave si adagiano su vulcani dimenticati.

Il Professor Terribile, della facoltà di agraria di Portici,  ha illustrato le caratteristiche dei suoli di Vesuvio, Ischia e Campi Flegrei, con tanto di distribuzione di “bicchieri di Terra” per far saggiare le diversità dei suoli e le sue relazioni con genotipi dell’ uva.

La Professoressa Monaco, tecnico  del Musa di Portici, ci ha svelato mappe in cui si evince che i Campi Flegrei, fino ad un secolo fa, erano tutti pieni di vigneti, per arrivare poi alla depauperazione del territorio attuata negli anni ’50che ha ridotto la superficie vitata.

Con i saluti del Presidente del Consorzio dei Vini dei Campi Flegrei, Michele Farro, e l’intervento di Daniela Nugnes, consigliera delegata del Presidente della Regione Campania per l’agricoltura, si è aperta poi la Degustazione tecnica, con il supporto  di Ais Napoli e le illustrazioni  degli enologi Vernazzaro, D’ Ambra e Romano.

Si sono messi a confronto 6 vini vulcanici campani e 6 del resto d’Italia:

Campi Flegrei ( Coda di Volpe, e due tipi di Falanghina, la cui differente sapidità  denotava la distanza dalla costa). Vesuvio e  Ischia ( splendido un Biancolella 2011 pieno di “mandorla”) .

Per il “resto d’Italia” la degustazione si è svolta con l’ausilio dei rispettivi presidenti dei consorzi di Tutela, erano presenti i vini Lessinia Durello, Gambellara, Fiori d’Arancio dei Colli Euganei, Soave Classico, Bianco di Pitigliano( Grosseto), Etna Classico.

Vulcania è stata l’ ennesima dimostrazione che dietro una bottiglia di Vino c’è il sudore della ricerca scientifica e storica, la passione dei vignaioli, la battaglia per la salvaguardia di territori splendidi che i millenni ci hanno consegnato.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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