Ven. Nov 22nd, 2024

Continuano con successo gli appuntamenti di “Irpinia Excellent!“, il calendario di eventi promosso dalla Camera di Commercio di Avellino in occasione della 45esima edizione di Vinitaly. La giornata di ieri (9 aprile) si è aperta con il laboratorio-degustazione “Crudirpinia“, raccontando il numero crescente di etichette riconducibili a sottozone di origine ben definite e, talvolta, a singole vigne. Da qui si è partiti per confrontarsi su alcune delle direttrici zonali proposte in questi anni nelle denominazioni irpine, a cominciare da quelle che, per eterogeneità territoriale e sensibilità produttiva, hanno in più occasioni costretto a distinguere, specificare, classificare, attraverso la degustazione di tre Fiano di Avellino e tre Taurasi per abbozzare empiricamente una prima mappatura nuda e cruda delle aree docg. A seguire il secondo appuntamento con “Irpinia a tavola“ con un menu a base di zuppa di castagne, fagioli e porcini, bocconi di Vitellino da latte con carciofi, soppressata, salsiccetta secca e caciocavallo podolico con mostarda di frutta, sbriciolata ricotta e cioccolato. Tra gli ospiti presenti, anche il celebre chef Alfonso Iaccarino. Il calendario della giornata si è concluso con l’esclusiva verticale-orizzontale dedicata al Greco di Tufo, partendo dall’annata 2009, tra le più complicate, fra quelle recenti, per i bianchi campani, con la sorprendente eccezione del Greco di Tufo, che annovera la 2009 fra i suoi migliori millesimi di sempre, per proseguire con il 2008, altro millesimo estremamente favorevole per la denominazione e, infine, la scintillante annata 006, generata da un inizio d’estate bollente e da una seconda metà d’agosto più fresca e piovosa, prima del settembre caldo ed asciutto. Un laboratorio di grande successo, che ha fatto registrare il tutto esaurito ed un notevole entusiasmo dei presenti, dai giornalisti agli operatori.

Oggi (domenica 10 aprile) Irpinia Excellent! continua alle ore 11 con il laboratorio- degustazione “L’Irpinia è anche Doc“. L’Irpinia Doc si articola su 19 tipologie: Rosso, Bianco, Rosato, Novello, Coda di Volpe, Falanghina (Bianco e Spumante), Fiano (Bianco, Spumante e Passito), Greco (Bianco, Spumante e Passito), Piedirosso, Aglianico (Rosso, Passito e Liquoroso), Sciascinoso e Campi Taurasini. In degustazione cinque etichette rappresentative di una macro-denominazione ancora tutta da esplorare: Fiano Spumante, Greco Musc’, non ancora ufficialmente inserito nella doc, ma che non dovrebbe tardare ad essere inserito. Conosciuto anche come roviello, il Grecomusc’ è un vitigno a bacca bianca dall’originale carattere buccioso e affumicato, di spiccata sapidità e dal corpo agile. Irpinia Sciascinoso, conosciuto anche col suo sinonimo Olivella, è diffuso in diverse zone della Campania, specialmente sul Vesuvio e sulle colline dei Lattari, dove può concorrere nell’uvaggio del Gragnano e del Lettere. In provincia di Avellino è stato tradizionalmente coltivato, soprattutto nella Valle del Sabato, sia per bilanciare le durezze dell’aglianico, sia in purezza per vini nervosi di pronta beva. Irpinia Aglianico e Irpinia Campi Taurasini, un “piccolo Taurasi“, che può essere commercializzato a partire dal primo settembre dell’anno successivo alla vendemmia, ma che viene in genere proposto dalle aziende irpine dopo affinamenti più lunghi. Alle ore 13 si terrà il secondo appuntamento con “Irpinia a Tavola“: il menu proporrà zuppa di castagne, fagioli e porcini, salsicce e tarachelle con patate e pepaine e biscottini quaresimali con nocciole. Infine, alle ore 16, terzo appuntamento con “E’ tempo d’Irpinia“ con la verticale-orizzontale di Taurasi, il principe dei rossi irpini, unanimemente riconosciuto come uno dei grandi vini italiani da invecchiamento. Merito della sua dotazione strutturale, acida e tannica , che rende l’aglianico un vitigno spesso ostico e scontroso da giovane, ma capace di evoluzioni straordinarie per forza, complessità e armonia. Vent’anni di invecchiamento dovrebbero essere il minimo per un buon Taurasi, ma alcuni capolavori degli anni ’70, ’60, e addirittura ’30 e ’20, sono ancora lontani dal diventare reperti di archeologia enologica. In degustazione l’annata 2004, universalmente definita “classica“, frutto di una stagione lunga ed equilibrata, che nella zona del Taurasi si è protratta fino alle raccolte di metà novembre. Ne sono derivati vini longilinei ed austeri, che nelle interpretazioni più rigorose sotto il profilo delle rese si configurano come Taurasi di grande potenziale evolutivo, dal passo deciso e compatto. Quindi si passerà alla 2001, vendemmia fortemente condizionata da una gelata a metà aprile, che ha ridotto drasticamente le rese, seguita da un’estate molto calda e da un settembre quasi perfetto. E’ la concentrazione e la generosità del frutto a segnalare fin dall’inizio i Taurasi del 2001, alcuni dei quali tradiscono oggi qualche segno di stanchezza, ma soprattutto il peso di una fase stilistica e produttiva ancora alla ricerca di una messa a fuoco e di una precisa identità. Infine il 1999, millesimo costantemente evocato come garanzia di lunghi invecchiamenti, anche a Taurasi si rivela a tutt’oggi uno dei meno gioviali e disponibili. Complice un’estate tutto sommato fresca e le notevoli escursioni termiche autunnali, i ’99 sono vini dotati di buona struttura, ma soprattutto caratterizzati da rilevanti acidità e tannini duri, possenti, a volte granitici. Nelle migliori riuscite sanno coniugare potenza ed eleganza, droiture e profondità.

Di Alessandro Tartaglione

Direttore Responsabile di Campania Slow | Contatto Facebook: http://www.facebook.com/a.tartaglione

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