Gio. Dic 26th, 2024

Al ristorante arriva il piatto “bio” con tanto di carta d’identità che garantisce qualità, salubrità, tipicità e forte legame con il territorio. Un piatto che è frutto del passaggio diretto tra agricoltore biologico e ristoratore. Un vero esempio di filiera corta che, oltre a garantire freschezza e “made in Italy”, consente una spesa accessibile a tutte le tasche perchè vengono eliminati tanti passaggi e i loro onerosi costi. Nasce così il progetto “Il Bio nel piatto: il biologico nel circuito breve produzione-ristorazione”, presentato al Sana di Bologna (l Salone del Naturale) dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi. Progetto che già si sta realizzando, in via sperimentale, in Liguria, Emilia Romagna, Marche Puglia e Calabria con la collaborazione della Confesercenti e dell’Istituto Mediterraneo di Certificazione (IMC). Collaborazione che s’inserisce nella collaudata iniziativa “Conosci il tuo pasto”, con la quale si è dato vita al “Ristorante certificato”.

Alla conferenza stampa hanno anche partecipato il segretario della Fiepet-Confesercenti Tullio Galli e il presidente dell’IMC Remo Ciucciomei. Al termine quattro giovani chef -di Ostebigio di Senigallia (Ancona), della Locanda Rio Chiaro di Treia (Macerata), di Biogusto di Roma e della Locanda del Gambero Rosso di Bagno di Romagna (Forlì-Cesena)- hanno preparato alcuni “piatti bio certificati”, valorizzando in questo modo il lavoro del coltivatore e un disciplinare che fornisce le garanzie più ampie al consumatore. Insomma, si tratta -come ha rilevato Politi nel corso della conferenza stampa- di un circuito corto e virtuoso che mette in linea diretta agricoltori, ristoranti e qualificati certificatori. L’agricoltore coltiva in qualità, il “ristoratore-cuoco” acquista e trasforma a regola d’arte e tutti i processi vengono minuziosamente analizzati e certificati, per portare in tavola una pietanza che ha una carta d’identità certa. Quindi, generalità nel dettaglio e segni particolari. Il massimo della garanzia, dunque, per chi produce e soprattutto per chi consuma.

Questo significativo progetto -ha spiegato il presidente della Cia- è finalizzato a ridurre i vari passaggi di filiera, rendendo sempre più diretto il rapporto tra agricoltore e ristoratore. Non solo, quindi, risparmio, ma anche valorizzazione delle produzioni agricole di qualità. Così dalla terra alla tavola i prodotti, come quelli biologici, hanno la loro migliore consacrazione. Il ristorante dove si possono trovare questi “piatti certificati” saranno riconoscibili dal marchio “Conosci il tuo pasto”. Simbolo: un galletto nero su sfondo giallo-rosso. La sua esposizione rappresenta per i consumatori una sorta di tutela. Viene assicurato, infatti, un piatto confezionato con produzioni biologiche di qualità.

Un progetto -ha evidenziato ancora Politi- che ha come obiettivo prioritario quello di rendere più stretti i rapporti tra la produzione e la commercializzazione degli agroalimentari, specialmente in un momento contraddistinto da tensioni ed equilibri sui prezzi. Una collaborazione che è in grado di valorizzare i circuiti brevi di commercializzazione delle produzioni agricole di qualità biologiche che, a differenza dei prodotti agricoli tradizionali non conoscono la crisi nei consumi, visto che le vendite, nel primo semestre 2009, registrano un andamento assai soddisfacente. Un progetto, in sostanza, che premia anche la ristorazione di qualità italiana che utilizza alimenti “made in Italy” certificati provenienti direttamente da colture biologiche tipiche e locali, attraverso le quali si esalta il valore della dieta mediterranea e della tradizione enogastronomica del nostro Paese.

Di Alessandro Tartaglione

Direttore Responsabile di Campania Slow | Contatto Facebook: http://www.facebook.com/a.tartaglione

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