Mar. Nov 5th, 2024

All’interno delle Giornate Gastronomiche Sorrentine uno degli eventi di maggior richiamo è il “Premio Villa Massa” nato dalla fantasia di Stefano Massa, amministratore delegato dell’azienda villa Massa; giunto alla sua terza edizione si è svolto ieri mattina al teatro Tasso di Sorrento. Un riconoscimento che nelle precedenti due edizioni ha visto salire sul palco: Enzo Vizzari, Iginio Massari, Martin Berasategui, Alfonso Iaccarino, Carmen Ruscalleda e Gualtiero Marchesi. Durante la mattinata di studio, una sorta di talk show in salotto moderato da Bruno Gambacorta, giornalista del Tg2, i premiati hanno raccontato la loro esperienza lavorativa e di vita accompagnata dalla proiezione di filmati.
I premiati di quest’anno sono stati Eyvind Hellstrøm, da Olso, del ristorante “Bagatelle”, Heinz Beck, da Roma, del ristorante “La Pergola dei Cavalieri Hilton”, Davide Scabin, da Torino, del ristorante “Combal.Zero” e Salvatore De Riso, da Minori (Salerno), membro dell’Accademia Nazionale Maestri Pasticceri e patron della pasticceria Salderiso.

La nutrita ed attenta platea, formata prevalentemente da ragazzi delle scuole alberghiere, ha particolarmente apprezzato l’incontro con questi maestri dell’arte culinaria. La filosofia di Hellstrom è focalizzata sull’attenzione ai prodotti di qualità, i migliori possibili. I suoi cibi seguono, come per tutti i grandi chef, i ritmi delle stagioni. Con lui i norvegesi hanno consapevolezza della ricchezza del loro vivaio nazionale come i granchi, le aragoste, le cappesante. Hellstrom ha consigliato ai ragazzi di imparare le lingue, non smettere mai di imparare in cucina, ma nella vita in generale e comunicare al meglio delle loro possibilità. Davide Scabin nel suo intervento ha spiegato: “Partendo dal gusto e dalle sue caratteristiche di ergonomia e funzionalità si sceglie in che modo combinare gli elementi di un piatto, cioè come combinare gli elementi di un piatto, cioè come progettarlo. Ma credo fortemente- continua- che ciò che gli chef creano debba anche poter essere riprodotto in serie, per poter interagire con l’industria. Tra cucina e industria, infatti può esserci uno scambio che può dare origine a un intero nuovo settore nel campo lavorativo.”

Heinz Beck uno dei più grandi divulgatori in campo enogastronomico, grazie anche alle sue pubblicazioni, si è distinto per la sua dedizione, la ricerca e la passione verso la cucina italiana ed i suoi prodotti, creando piatti inimitabili realizzati con ingredienti sani e di prima qualità.
Salvatore De Riso, accolto con molto affetto dai ragazzi presenti, volto noto della televisione per la sua presenza a “La Prova del cuoco” su Rai Uno, ha sottolineato l’importanza di non dimenticare le proprie tradizioni anche quando si cucina.Per il livello dei partecipanti, delle aziende e degli eventi, la manifestazione ha ottenuto il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dell’Unioncamere Campania, della Regione Campania, del Comune di Sorrento, dell’ Assessorato alla Pubblica Istruzione e alle Politiche Giovanili, dell’Ascom Sorrento, dell’ Agenzia formativa “ASPU” (Associazione per lo Sviluppo del Potenziale Umano), accreditata dal MPI, e il contributo di “Ferrarelle”.

Nel corso del Premio Villa Massa è stata consegnata al presidente della cooperativa “Solagri”, Mariano Vinaccia, che vanta circa trecento soci coltivatori diretti, una pianta di mela limoncella, la prima di alcune centinaia che verranno offerte dal Ministero per le Risorse Agricole e Forestali ai soci della cooperativa che si impegneranno poi a piantarle nei loro giardini.”Se per un chilo di mele bastano 5/8 di mele comuni, per le limoncelle, piccole, dal sapore un po’ asprigno, ne occorrono almeno 30″ – spiega Livia Iaccarino -“e già questo, nella nostra epoca, è un costo gravoso per la raccolta. Ma vogliamo mettere il sapore di questo frutto delizia dei nostri avi?” si chiede Livia,convinta del buon esito di questa operazione.

La mela limoncella era coltivata intensamente fino ai primi dell’Ottocento, nella zona di Sant’Agata sui due Golfi. Un po’ le sue patologie, un po’ la mancanza di braccia nelle campagne, ne decretò gradualmente una prima moria. Fu un albergatore tedesco, Max Brandmayer, a ripiantarle ai primi del novecento nella sua proprietà, nei pressi dell’eremo della località chiamata “deserto”. Lui utilizzava trattamenti biologici per evitare che le piante fossero attaccate dalle malattie. Fu così che gli agricoltori di Sant’Agata decisero di recuperare la coltivazione della limoncella, molto apprezzata anche al di fuori dei confini regionali.

Di Alessandro Tartaglione

Direttore Responsabile di Campania Slow | Contatto Facebook: http://www.facebook.com/a.tartaglione

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