L’industria alimentare apre le porte delle sue aziende al pubblico. Con l’iniziativa Apertamente: Gusto Responsabile dall’10 al 15 novembre un’interessante opportunità per entrare dentro alcune delle più rappresentative aziende del Made in Italy alimentare. Ieri mattina l’iniziativa napoletana, organizzata da Federealimentare, si è tenuta presso il Molino Caputo, C.so San Giovanni a Teduccio.
L’industria alimentare italiana è al secondo posto tra i settori manifatturieri nazionali, si traduce in un fatturato di 105 miliardi di euro, ed è rappresentata da 6.860 imprese e 264.000 addetti. Un comparto produttivo che, seppure in crescita, risente del difficile momento congiunturale, acuito da alcune carenze strutturali del settore, in particolar modo la sua frammentarietà. Come programmare il futuro di questo settore che trasforma il 70% del prodotto agricolo nazionale? Puntando sulla qualità, ha dichiarato il Rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura e dell’Agroalimentare, Rosario Lopa . Le aziende agroalimentari italiane producono per l’8% Dop e Igp. La fetta di mercato dei prodotti tipici però, puntualizza ,non potrà crescere a dismisura. Il prodotto tipico è speciale e non può che essere limitato. Accanto al prodotto di marchio, il 66% del fatturato pari quasi a 70 miliardi di euro, che continua a giocare un ruolo di primo piano, è il cosiddetto alimentare classico( paste, conserve ecc.), sta emergendo un’altra realtà, quella del tradizionale evoluto che negli anni passati ha registrato un fatturato di 18 miliardi di euro. Sono i sughi pronti, gli oli aromatizzati, i condimenti freschi, i prodotti e i piatti precotti a lunga conservazione, una vasta gamma di nuove produzioni che vengono incontro ai modificati stili alimentari degli italiani. Le incognite che limitano i margini di manovra dell’industria alimentare nazionale si riconducono, alla riforma della Pac e al fenomeno della delocalizzazione e delle falsificazioni alimentari, quest’ultima dal 2003 ad oggi ha superato oltre i 56 miliardi di euro.
Sulla strategia per sostenere l’evoluzione dell’intera filiera agroalimentare,ha ribadito Lopa, se crescita ci deve essere deve coinvolgere tutti gli attori della filiera. Ecco il senso del decreto legislativo, di qualche anno fa, che sosteneva, la trasformazione degli accordi interprofessionali in contratti dando dignità e visibilità a tutti i vari protagonisti della filiera. Su questi presupposti, abbiamo chiesto al Sottosegretario all’Agricoltura, on.Antonio Buonfiglio, la possibilità di riunire attorno ad un tavolo, tutta la filiera alimentare campana. Certo, precisa l’esponente dell’Agricoltura, i punti di fruizione esistono ed è quasi fisiologico. E’ opportuno risolvere rapidamente i problemi e fare squadra, se creiamo tensioni rischiamo l’implosione del sistema. Bisogna portare avanti il concetto di qualità globale, rimarca Lopa. Il Made in Italy infatti non può essere soltanto rappresentato da prodotti di nicchia. Una grande battaglia, quella da combattere a Bruxelles sul fronte delle denominazioni generiche, perché, ha precisato, quando si esce dal recinto delle Dop e Igp ci devono essere produzioni ben codificate che spieghino meglio al consumatore il prodotto che si trovano fra le mani.
In Campania, è in particolare sul territorio napoletano, ha concluso Lopa, ci sono aziende che, come il Molino Caputo, che ha investito sulla qualità e sulla rete della Filiera, è giusto che le istituzioni riconoscono il valore e l’impegno di chi gratifica l’agroalimentare campano e tutela i consumatori. All’iniziativa organizzata dallo staff Caputo con Carmine ed Eugenio ha visto l’introduzione di Antimo Caputo, consigliere incaricato all’internazionalizzazione dei giovani Confindustria, e la partecipazione, tra gli altri, del Presidente degli Industriali napoletani, Lettieri, Il Presidente dei Giovani Imprenditori di Federalimentare, Francesco Senesi,dal Presidente dell’Ascom, Antonio Pace, dal Presidente dell’Associazione Napoletani Pizzaiuoli, Sergio Miccù, dall’Assesore provinciale, Francesco Borrelli, il Presidente dell’Associazione Pasticcieri Napoletani, Luigi Avolio.